UN INDIGENO EUROPEO VALE MENO DI UN'AMEBA Tratto da Enclave Rivista libertaria, numero 40, giugno 2008 Autore: Fjordman Traduzione di Guglielmo Piombini. Un mio amico americano ha proposto agli europei di creare un movimento dei popoli indigeni d’Europa. Io ho esitato a dargli il mio sostegno, perché mi sembrava una decisione un po’ troppo estrema. Comunque è vero che in molte città europee l’arrivo di bande di immigrati sta espellendo la popolazione originaria dai quartieri in cui vive. Gli europei che subiscono la violenza degli immigrati non ricevono nessuno aiuto dalle autorità, che anzi gli sono spesso apertamente ostili. In un’epoca in cui la popolazione globale aumenta di miliardi di persone in qualche decennio, è del tutto plausibile, anzi probabile, che l’Occidente venga ben presto sopraffatto demograficamente. Questa prospettiva sembra provocare un intenso piacere a molti dei nostri intellettuali. Bat Ye’or, nel suo libro Eurabìa ha documentato come l’Unione Europea stia attivamente permettendo ai musulmani di colonizzare i paesi europei. La prossima volta che i leader dell’Unione Europea si lamentano del modo in cui la Cina tratta le proprie minoranze, suggerisco ai cinesi di rispondere in questo modo: “Sì, noi rappresentiamo un’organizzazione antidemocratica impegnata a sottomettere le popolazioni indigene del Tibet, ma voi rappresentate un’organizzazione antidemocratica impegnata a soppiantare le popolazioni indigene di un intero continente”. Non amo assolutamente il Partito Comunista Cinese, un’organizzazione responsabile della morte di decine di milioni dei propri cittadini, ma almeno le autorità cinesi non cercano attivamente di sostituire la propria popolazione con dei musulmani violenti. Le autorità europee invece lo fanno. Nelle società decadenti del passato le autorità non spalancavano le porte alle nazioni ostili, e non incriminavano come intolleranti o “barbarofobi” coloro che si opponevano all’invasione delle orde straniere. Ciò che sta avvenendo nell’Occidente moderno non è solo decadenza; è uno dei più grandi tradimenti della storia. Le leggi approvate dai nostri cosiddetti leader puniscono per “razzismo e incitazione all’odio” chi si oppone all’espropriazione della propria terra. Stando a quanto dicono i media e i nostri capi politici, è come se noi nativi europei non esistessimo, come se per loro fosse normale mettere gli interessi delle altre nazioni davanti ai nostri. Anche se abbiamo dei governi “democratici”, le autorità politiche di molti paesi occidentali sono più ostili verso il proprio popolo di molti dittatori del terzo mondo. Perché? Sul Daily Telegraf, Simon Heffner avanza l’idea che l’immigrazione di massa incoraggiata particolarmente dai governi laburisti di Bleir e Braun in Gran Bretagna non sia avvenuta per incompetenza, ma perché “il governo era ideologicamente determinato a distruggere la nostra identità nazionale e a promuovere il multiculturalismo”. Io concordo con questa analisi, ma questa politica di rimpiazzo della popolazione sponsorizzato dallo Stato non si limita affatto alla Gran Bretagna. I dati discussi nel 2008 dimostrano chiaramente che l’immigrazione di massa non ha avuto alcun effetto positivo sull’economia britannica, e ho visto calcoli simili in Francia, Danimarca, Norvegia e altri paesi. Al contrario, rappresenta un drenaggio continuo di denaro dalle tasche della popolazione nativa, anche se non mettiamo in conto l’ondata di terrorismo, insicurezza e violenza nelle strade che sta dilagando in tutta l’Europa occidentale, dalla Svezia alla Germania all’Olanda. A tutto questo si devono aggiungere i costi incalcolabili legati alla distruzione della nostra coesione nazionale e all’indebolimento delle nostre eredità culturali. L’immigrazione di massa tuttavia procede come se niente fosse. Secondo un rapporto dell’aprile 2008 la Spagna necessiterebbe di oltre due milioni di lavoratori stranieri fino al 2020, molti dei quali dovrebbero probabilmente arrivare dal Nord Africa musulmano. Gli autori del rapporto esortano il governo spagnolo ad adottare una nuova legge sull’immigrazione “per facilitare l’entrata legale, avvantaggiarsi dei nuovi arrivi e incoraggiare l’integrazione”. Gli europei: una specie da proteggere? In precedenza avevo giocherellato con l’idea di attribuire ai nativi norvegesi lo status legale di popolazione indigena della Norvegia (analogamente agli aborigeni australiani, agli indiani d’America o agli indios dell’Amazzonia). Una larga proporzione dei miei antenati ha vissuto qui dalla fine dell’ultima era glaciale, quando il paese divenne abitabile per l’uomo. Ai coloni originari provenienti dall’Europa centrale (attuali Germania e Repubblica Ceca) si sono aggiunti altri europei. Le tracce genetiche delle popolazioni del Vicino Oriente che diffusero l’agricoltura in Europa sono ancora rintracciabili, ma fino ai tempi recenti la grande maggioranza degli europei erano discendenti di uomini e donne che avevano vissuto nella stessa regione per decine di migliaia di anni. Da un punto di vista genetico i nativi europei hanno vissuto sul proprio continente da più tempo dei nativi americani. Molti abitanti del sudest asiatico sono discendenti di coloni provenienti dalla Cina meridionale che hanno soppiantato o sradicato gli originari abitanti dalla pelle scura, così come molte nazioni dell’Africa sub-sahariana discendono dai Bantù invasori che hanno soppiantato o sradicato le popolazioni indigene Koi-San. I giapponesi moderni vivono in Giappone da meno tempo di quanto gli europei vivano in Europa. Tuttavia un consigliere scozzese, Sendy Atcinson, è stato punito per aver usato il termine “indigeni” in riferimento ai nativi britannici. Perché è considerato ridicolo o malvagio il fatto che noi europei riaffermiamo i nostri diritti? Perché siamo bianchi? A tutti è permesso difendere la propria cultura, eccetto che alle popolazioni di origine europea? È così? Perché il colonialismo è cattivo, salvo nel caso in cui il mio paese, la Norvegia, che non ha mai avuto una storia coloniale, viene colonizzato dalle popolazioni del terzo mondo? Negli anni recenti gli europei occidentali hanno accettato più immigrazione in un breve periodo di tempo di quanto ogni altra società abbia mai fatto pacificamente nella storia umana. Se vogliamo darci un taglio, abbiamo tutto il diritto di farlo. Ciò con cui abbiamo a che fare non è “immigrazione” ma colonizzazione, e nel caso dei musulmani siamo in presenza di veri e propri tentativi organizzati a livello internazionale di conquistare i nostri paesi. Se i non europei hanno il diritto di resistere alla colonizzazione, allora ce l’hanno anche gli europei. La Svizzera, la Svezia, la Finlandia e la Norvegia non hanno mai avuto una storia coloniale. I tedeschi hanno avuto solo una colonia in Namibia. Perché dovrebbero accettare milioni di musulmani turchi, che hanno a loro attivo migliaia di anni di brutale storia coloniale? Oggi non ci sono inglesi che vivono in Pakistan, perché allora i britannici dovrebbero permettere a un numero enorme di pachistani di stabilirsi nel Regno Unito? E se l’Algeria aveva il diritto di chiedere l’indipendenza dalla Francia, perché i francesi non hanno il diritto di chiedere l’indipendenza dagli algerini? A me piace la diversità culturale, e per questo non voglio che scompaia la mia cultura e quella delle altre nazioni d’Europa. Ho l’impressione però che il multiculturalismo non sia altro che un’ideologia dell’odio, che ha l’obiettivo di smantellare unilateralmente la cultura europea e i popoli che l’hanno creata. Se i popoli del Camerun e della Cambogia hanno il sacrosanto diritto di conservare la loro cultura, perché non possono farlo i popoli che hanno prodotto Beethoven, Newton, Copernico, Michelangelo e Pasteur? Come sottolinea il rabbino ,Aryeh Spero, le elite europee “affermano la superiorità delle culture e delle religioni indigene quando parlano di regioni lontane, ma ritengono sia un atto d’arroganza dire la stessa cosa a proposito della cultura indigena della propria terra”. È vero che un’immigrazione limitata proveniente da culture compatibili con la nostra può essere assorbita, e può essere in certa misura benefica. Noi però non stiamo parlando di culture compatibili, né di immigrazione limitata. La mia nazione corre il serio rischio di essere spazzata via demograficamente entro la fine del secolo, così come tutti i paesi nordici. Facciamo parte delle società di maggior successo della storia umana, ma saremo sradicati nello spazio di poche generazioni se continuano gli attuali livelli di immigrazione di massa. Ho il diritto di preoccuparmi di questo, o sono “razzista”? Lo scrittore Gor Vidal scrisse una volta: “La Norvegia è abbastanza grande e vuota da ospitare 40 o 50 milioni di bengalesi. Se i norvegesi dicono che, tutto considerato, preferirebbero non prenderseli in casa, questo va considerato razzismo? Penso di no. È semplice auto-preservazione, la prima legge delle specie”. Thomas Jefferson disse che “la legge di auto-conservazione è la più alta legge non scritta”, e aveva ragione. Secondo ogni possibile standard noi occidentali apparteniamo a una delle culture di maggior successo del mondo, ma il nostro difetto maggiore, che potrebbe alla fine seppellirci, è probabilmente la nostra ingenuità. Perché mai dovremmo assistere senza battere ciglio alla sottomissione del nostro paese da parte delle culture di minor successo del mondo? L’istinto più radicato di ogni essere vivente, perfino a livello batterico, è l’auto-conservazione. Nel 2008 ti viene riconosciuto il diritto all’auto-conservazione se sei un ameba, ma non se sei uno scandinavo. Forse potremmo salvarci sostenendo che gli scandinavi sono una specie di ameba, e che abbiamo bisogno di una protezione speciale da parte del Vu Vu Effe. Per dimostrare questa tesi potremmo mostrare alcuni dei nostri migliori esemplari di intellettuali e giornalisti di sinistra. Non dovrebbe essere un’impresa troppo difficile. Solo perché ho detto di non essere contento di diventare una minoranza perseguitata nel mio paese, sono stato accusato di essere un “nazionalista bianco”: un’accusa che rivela fino a che punto è arrivata la demonizzazione delle persone con antenati europei. Che dire dei coreani e dei giapponesi? Se avessero qualcosa da obiettare al fatto di venire gradualmente soppiantati dai nigeriani o dai pachistani, e fossero molestati nelle loro città da persone che si sono stabilite lì contro la loro volontà, sarebbero denunciati come “nazionalisti gialli”? Perché non esistono i termini “nazionalista giallo”, “nazionalista marrone” o “nazionalista nero”, mentre esiste il termine “nazionalista bianco”? Quando ho cominciato a scrivere dei saggi parlavo quasi esclusivamente dell’islam, e continuo in linea di massima a farlo. Mi sono tuttavia accorto gradualmente che prima di poter affrontare l’islam dobbiamo rimuovere un intero regime di censure. Continuerò a sostenere la lotta dei buddisti, degli indù, dei sikh dai baha’i, degli ebrei, dei cristiani africani e dei taoisti cinesi contro la scìaad islamica, che è uno scontro globale. L’ho sempre fatto e sempre lo farò. L’unica cosa che non farò è quella di cedere arrendevolmente la mia terra. Non vedo nessun altro popolo che accetti tranquillamente di essere trasformato in minoranza nel paese in cui i propri antenati hanno vissuto dalla fine dell’era glaciale, e non vedo perché dovrei farlo io. Non mi interessa se gli occidentali bianchi hanno “paura di essere chiamati razzisti”. Non lascerò ai miei discendenti un paese in rovina solo per paura di essere chiamato con qualche brutto nome. Se tu pensi che gli europei che vogliono preservare la propria eredità e proteggere i propri figli dalle aggressioni siano “razzisti”, allora non sono io il fanatico. Sei tu. Difendere la nostra cultura Propongo quindi che gli europei nativi creino un movimento di popoli indigeni europei, a vantaggio delle tradizionali popolazioni maggioritarie della Gran Bretagna, della Germania, della Francia, dell’Italia, della Spagna, della Svezia, dell’Austria, del Belgio, dell’Olanda, della Danimarca e così via, ispirata alla Dichiarazione dei Diritti delle Popolazioni Indigene. Il Movimento dei Popoli Indigeni Europei dovrebbe sostenere il diritto dei popoli indigeni europei a conservare la propria auto-determinazione, le proprie tradizioni, la propria sovranità e la propria cultura in quanto popoli maggioritari sulle proprie terre. La lista degli obiettivi dovrebbe comprendere: Primo Il diritto a rimanere maggioritari nelle nostre terre, e a mantenere il controllo della nostra sovranità e della nostra auto-conservazione. Non vogliamo danneggiare o maltrattare nessun altro popolo della terra, ma affermiamo il diritto a rimanere maggioranza nelle nostre terre senza essere accusati di “razzismo”. Respingiamo le tendenze attuali secondo cui non avremmo nessun diritto di opporci, controllare o ridurre l’immigrazione illimitata proveniente da culture non indigene. Secondo Il diritto di insegnare ai nostri figli le nostre culture, lingue, interpretazioni storiche, celebrazioni e tradizioni, senza impedimenti. Rifiutiamo le tendenze educative che incoraggiano i nostri figli a dimenticare o a disprezzare le loro culture, tradizioni, pratiche religiose e la loro storia, per non offendere i cittadini o i residenti di origine non europea. Terzo Il diritto a mantenere, amare e praticare le nostre festività e celebrazioni religiose. Rifiutiamo le attuali tendenze ideologiche, secondo cui le tradizionali celebrazioni religiose o culturali indigene europee come il Natale sarebbero in qualche modo “razziste” o “non inclusive”, e dovrebbero perciò essere “abbassate di grado”, “rinominate” o altrimenti retrocesse o eliminate per non offendere i cittadini o i residenti di origine non europea. Respingiamo le politiche correnti basate sull’idea che le nostre culture indigene siano manchevoli e incomplete se non “arricchite” da altre culture non indigene. Quarto Il diritto a mantenere, amare ed esporre i nostri simboli religiosi, nazionali, etnici e culturali. Respingiamo le politiche correnti basate sull’idea che le nostre bandiere nazionali o i nostri simboli etnici siano “razzisti” o “non inclusivi”, perché offendono i cittadini o i residenti di origine non europea. Quinto Il diritto a mantenere, amare, proteggere ed esporre le nostre espressioni culturali indigene come la musica, le opere d’arte e i monumenti. Respingiamo le tendenze e le politiche correnti, quando affermano che le espressioni culturali indigene come le statue di cinghiali, i racconti folcloristici con maiali o cani, i dipinti con temi cristiani o della classicità pagana, i memoriali di guerra con un tema cristiano, eccetera... dovrebbero essere rimosse dalla vista pubblica, bandite, distrutte, modificate o minacciate, per evitare di offendere i cittadini o i residenti di origine non europea. Sesto Il diritto a mantenere, amare, proteggere i nostri cimiteri, edifici, chiese, musei e altre opere pubbliche dalla distruzione, modificazione o altri cambiamenti. Respingiamo le tendenze e le politiche correnti, quando stabiliscono che le opere pubbliche e le strutture indigene devono essere cambiate o modificate per evitare di offendere i cittadini o i residenti di origine non europea, o che devono “fare posto” a opere che beneficiano i cittadini o i residenti di origine non europea (ad esempio quando si dissotterrano delle tombe vecchie di secoli per “fare spazio” ai cimiteri non indigeni, o quando si rimuovono i simboli cristiani o le statue dalle chiese, e così via). Il tradimento dell’Unione Europea Franco Frattini, della Commissione Europea, il governo non eletto e irresponsabile di quasi mezzo miliardo di persone, ha dichiarato che gli europei dovrebbero accettare altre decine di milioni di immigrati entro una generazione. Il ministro degli esteri britannico Millibend, ha dichiarato alla fine del 2007 che l’Unione Europea dovrebbe espandersi per includere le nazioni musulmane del Nord Africa e del Medio Oriente. Il presidente francese Sarkosì e la cancelliera tedesca Anghela Merkel hanno confermato questo progetto all’inizio del 2008. Tutto questo fa parte di un tentativo organizzato di far capitolare l’Europa all’islamizzazione in corso da decenni. Poiché l’Unione Europea prevede la libertà di movimento tra i confini, i leader europei stanno aprendo le porte all’alluvione di decine di milioni di musulmani e di altre popolazioni non indigene, in un’epoca in cui i nativi europei temono per la sopravvivenza della propria civiltà e si sentono stranieri nelle proprie città. Nel frattempo Ernst Uhrlau, capo dei servizi segreti tedeschi, avverte che nel Nord Africa le organizzazioni dedite al scìaad violento si fanno sempre più minacciose. Tutto questo prova che l’Unione Europea è sostanzialmente un’organizzazione criminale dedita all’espropriazione demografica e alla marginalizzazione culturale delle popolazioni indigene del vecchio continente. Di conseguenza, andrebbe immediatamente e totalmente sciolta. I nativi europei dovrebbero chiedere un periodo provvisorio di de-eurabificazione, per rimuovere dai libri di storia le menzogne propagandate dai multiculturalisti filo-islamici, e per restaurare il giusto rispetto vero le tradizioni culturali europee. I funzionari e i dirigenti che hanno partecipato alla creazione dell’Eurabia dovrebbero essere processati per crimini contro la civiltà.